"Apologia della Matematica"
da un discorso di A. Padoa - 1898
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[...] Ma la matematica è universalmente utile, oltre e forse più che per la verità ch'essa fa conoscere, per i metodi di ricerca che essa adopera e adoperando insegna. Nessun altro studio richiede meditazione più pacata: nessun altro meglio induce ad essere
cauti nell'affermare, semplici e ordinati nell'argomentare, precisi e chiari nel dire
e queste semplicissime qualità sono sì rare che possono bastare da sole ad elevare, chi ne è dotato, molto al di sopra della maggioranza degli uomini.
Perciò io esorto a studiare Matematica per chi si accinge a divenire avvocato o economista, filosofo o letterato: poichè io spero e credo non gli sarà inutile saper bene ragionare e facilmente esporre.
cauti nell'affermare, semplici e ordinati nell'argomentare, precisi e chiari nel dire
e queste semplicissime qualità sono sì rare che possono bastare da sole ad elevare, chi ne è dotato, molto al di sopra della maggioranza degli uomini.
Perciò io esorto a studiare Matematica per chi si accinge a divenire avvocato o economista, filosofo o letterato: poichè io spero e credo non gli sarà inutile saper bene ragionare e facilmente esporre.
I Problemi
di G.A. Colozza - 1899
...L'aver scambiato l'esercizio per il problema, è un grave errore in quanto il vero ha da essere, sempre che possibile, scoperto dagli alunni...
Bisogna interessare l'allievo, stimolarlo alla ricerca e dargli di continuo il sentimento e l'illusione che lui scopra ciò che gli si insegna, fortifica il suo spirito di iniziativa e si adusa alla ricerca...
E se l'allievo è stato condotto all'acquisto della verità in modo da sembrargli che essa sia stata scoperta da lui, saprà facilmente ritrovarla da sè nei casi ove l'abbia dimenticata...Interessa assai lo spirito...Rende più difficile la dimenticanza e permette di ri-inventare la teoria per sventura dimenticata...
Il metodo stesso di insegnamento è ora passivo...Bisogna sostituirvi il metodo attivo...
Insegnamo poco di scienze, ma insegnamo scientificamente...In tal modo i giovanetti, mentre elaborano la loro cultura, elaborano la loro mente; l'insegnamento così diviene ad un tempo "informativo" e "formativo"...
Bisogna interessare l'allievo, stimolarlo alla ricerca e dargli di continuo il sentimento e l'illusione che lui scopra ciò che gli si insegna, fortifica il suo spirito di iniziativa e si adusa alla ricerca...
E se l'allievo è stato condotto all'acquisto della verità in modo da sembrargli che essa sia stata scoperta da lui, saprà facilmente ritrovarla da sè nei casi ove l'abbia dimenticata...Interessa assai lo spirito...Rende più difficile la dimenticanza e permette di ri-inventare la teoria per sventura dimenticata...
Il metodo stesso di insegnamento è ora passivo...Bisogna sostituirvi il metodo attivo...
Insegnamo poco di scienze, ma insegnamo scientificamente...In tal modo i giovanetti, mentre elaborano la loro cultura, elaborano la loro mente; l'insegnamento così diviene ad un tempo "informativo" e "formativo"...
da "Giochi di Aritmetica e Problemi Interessanti"
di G. Peano (1858-1932)
L'insegnante di buona volontà potrà combinare problemi simili e migliori dei precedenti onde rendere attraente lo studio.
La differenza fra noi e gli allievi affidati alle nostre cure sta solo in ciò: che noi abbiamo percorso un più lungo tratto della parabola della vita.
Se gli allievi non capiscono, il torto è dell'insegnante che non sa spiegare.
Nè vale addossare la responsabilità alle scuole inferiori.
Dobbiamo prendere gli allievi come sono, e richiamare ciò che essi hanno dimenticato o studiato sotto altra nomenclatura.
Se l'insegnante tormenta i suoi alunni, invece di cattivarsi il loro amore eccita odio contro sè e la scienza che insegna, non solo il suo insegnamento sarà negativo, ma il dover convivere con tanti piccoli nemici sarà per lui un continuo tormento.
Ognuno si fabbrica la sua fortuna, buona o cattiva.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Così disse Giove e lo riferisce Omero, Odissea I, 34.
Con questi principi, caro lettore e collega, vivrai felice.
La differenza fra noi e gli allievi affidati alle nostre cure sta solo in ciò: che noi abbiamo percorso un più lungo tratto della parabola della vita.
Se gli allievi non capiscono, il torto è dell'insegnante che non sa spiegare.
Nè vale addossare la responsabilità alle scuole inferiori.
Dobbiamo prendere gli allievi come sono, e richiamare ciò che essi hanno dimenticato o studiato sotto altra nomenclatura.
Se l'insegnante tormenta i suoi alunni, invece di cattivarsi il loro amore eccita odio contro sè e la scienza che insegna, non solo il suo insegnamento sarà negativo, ma il dover convivere con tanti piccoli nemici sarà per lui un continuo tormento.
Ognuno si fabbrica la sua fortuna, buona o cattiva.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Così disse Giove e lo riferisce Omero, Odissea I, 34.
Con questi principi, caro lettore e collega, vivrai felice.
"Metodo didattico"
di Erasmo da Rotterdam (1466-1536)
Il reciproco amore fra chi apprende e chi insegna è il primo e più importante gradino verso la conoscenza
Apprendimento
Imparare è un'esperienza, tutto il resto sono informazioni. A. Einstein